Il professore di Ecologia dell’Università degli studi della Tuscia, Riccardo Valentini, ha commentato l’attuale emergenza climatica.
Il professore di Ecologia dell’Università degli studi della Tuscia, Riccardo Valentini, ha parlato della situazione che attualmente sta attraversando il pianeta. L’emergenza climatica in corso non è affrontata in modo abbastanza serio dagli stati coinvolti nel problema, ovvero da tutte le nazioni. Servirebbe un impegno congiunto che possa portare ad un miglioramento tangibile della situazione, eppure non si è arrivati a dei risultati concreti sul tema. Ma se gli stati non si stanno impegnando concretamente, dovrebbero sicuramente farlo i cittadini. Queste le parole di Valentini in merito all’emergenza.
Le dichiarazioni del professore
“Sappiamo che il 50% dei giovani sono al corrente della crisi climatica e ambientale e sono quindi dei soggetti sensibili e preoccupati per il loro futuro. Al tempo stesso vediamo che soltanto 3 giovani su 10 si impegnano o vogliono impegnarsi, perché spesso ritengono che questo sia un problema molto più grande di loro. In realtà non è così perché ognuno può fare la sua parte e mettendo insieme tante piccole scelte quotidiane cambiamo il mondo. Purtroppo la nostra è una società vecchia, i giovani devono avere più opportunità e avere la possibilità di poter affrontare le nuove sfide con modi di pensiero diversi da quelli che hanno generato questi problemi”. Queste le parole di Riccardo Valentini in merito alla crisi climatica e alla risposta individuale al problema.
Valentini ha evidenziato le drammatiche cifre della situazione attuale. “La crisi climatica e in generale la crisi delle risorse del pianeta, nonostante oggi viviamo momenti difficili anche su altri fronti, rimane sempre lì a memoria di un futuro difficile. I dati ci mostrano che siamo già dentro un cambiamento climatico importante. I 50 gradi in India, come gli incendi in Siberia che in questo momento stanno distruggendo milioni di ettari di foresta, ci fanno tenere desta l’attenzione su un grande problema. Nel 2030 avremo un riscaldamento globale di quasi 2 gradi centigradi, un valore che pensavamo di raggiungere a fine secolo mentre lo raggiungeremo nei prossimi 7-8 anni. Questa è una urgenza che spinge tutti noi a fare azioni per ridurre l’emissione di gas serra“.
Il tema del cibo
Per quanto riguarda la crisi climatica, Valentini ha anche parlato dell’impatto delle scelte alimentari sull’emergenza in corso. “Non dimentichiamo che, per esempio, oltre all’energia e all’uso dei combustibili fossili, anche ciò che mangiamo ha un impatto importante sul pianeta. Il 37% delle emissioni di gas serra sono dovute proprio alle nostre scelte alimentari, ovvero al fatto che consumiamo troppo, che mangiamo prodotti che consumano troppe risorse e che emettono queste sostanze che producono un riscaldamento globale. Possiamo quindi partire da questo aspetto perché il cibo è un elemento della vita di tutti i giorni, del quotidiano, e forse è una scelta anche più semplice. Spesso basta fare delle azioni diverse che non comportano molti sacrifici, piccole azioni per dare un contributo positivo al pianeta e far bene soprattutto alla nostra salute. Le scelte alimentari positive per l’ambiente, sono anche positive per la nostra salute”.